Il sistema di riferimento monodimensionale, che dà il nome al titolo del progetto, è un teorema ideato da René Descartes.
Si definisce sistema di riferimento, l'insieme dei riferimenti utilizzati per individuare la posizione di un oggetto nello spazio, costituito da una retta, sulla quale un oggetto è vincolato a muoversi.
A seconda del numero di riferimenti usati si può parlare di:
• Sistema di riferimento monodimensionale (1D)
• Sistemi di riferimento bidimensionale (2D)
• Sistemi di riferimento tridimensionale (3D)
La ricerca del progetto non si riferisce all’analisi algebrica del teorema ma cerca di riformulare l’antitesi tra scienza e fenomeno paranormale in cui, per mezzo di un chiaro intervento digitale definibile come un falla dell’immagine, prende forma lo spostamento nello spazio dell’asse cartesiano; si determina così un risultato visivo in cui solo in una specifica porzione (lungo una retta) l’immagine sparisce, mentre il resto dello spazio, in questo caso uno spazio fotografico, rimane immutato.
Lamberto Teotino. (Italia, 1974) vive a Roma.
Si occupa di arti visive, la sua indagine si sviluppa principalmente sull’analisi e natura dell'immagine esaminandone i meccanismi percettivi.
L’utilizzo di foto e video provenienti da archivi della rete, gli interventi tecnico concettuali, gli approcci filosofici in forma di comunicazione visiva e installativa sono le caratteristiche principali dell’opera, all’artista ciò che interessa è la disseminazione del senso, del paradosso, le condizioni di alterazione percettiva e di un nuovo disegno concettuale, come una sorta di spostamento metafisico, di una deviazione.
Ha esposto in Italia e all’estero in Musei, Fondazioni, spazi alternativi e privati, ha vinto premi e ricevuto pubblicazioni internazionali.
La differenza di età compresa tra i 19 e 85 anni delle 13 donne assassinate a Boston tra il 14 giugno 1962 e il 4 gennaio 1964, attribuiti alla fantomatica identità dello strangolatore misterioso di Boston, fu un elemento che non convinse la polizia al punto che nella ricostruzione dei fatti escluse che tutti gli omicidi fossero da ricondursi ad un singolo individuo.
Neanche la confessione dello stesso Albert DeSalvo, questo è il nome del presunto serial killer, fu convincente a chiudere il caso, anzi venne accusato come mitomane ed affamato di notorietà e il dibattito ancora oggi è oggetto di dispute e controversie.
Dopo vari tentativi da parte di criminologi ed investigatori nel definire un quadro reale, fu nell’inverno del 2001 che, grazie alla tecnica del DNA sconosciuta all’epoca dei fatti, vennero esaminate tracce prelevate dalla scena del crimine di una delle vittime, accuratamente conservate nel tempo. Il risultato del test fece emergere tracce biologiche appartenenti a diversi soggetti discriminando di fatto DeSalvo.
Il colpo di scena accadde nel 2013 quando venne dato l’ordine di riesumare il corpo di DeSalvo per delle prove di DNA trovate nell’abitazione della diciannovenne Mary Sullivan (l’ultima vittima); la disposizione di riesumazione accadde perché queste prove furono precedentemente comparate con il DNA del nipote di DeSalvo risultando positive.
Il 19 luglio 2013 venne annunciato che i risultati del test del DNA fatti sul corpo di DeSalvo dimostrarono la sua colpevolezza.
La sintesi di questa vicenda determina che dopo oltre mezzo secolo Albert DeSalvo non si può considerare lo strangolatore di Boston e nemmeno un assassino, ma un mitomane stupratore seriale le cui tracce di DNA, trovate nella stanza della Sullivan, non sono una prova di omicidio ma la sola certezza che i loro occhi si sono incontrati.
L’opera rappresenta il ritratto di Mary Sullivan con il volto di Albert DeSalvo riflesso all’interno dei suoi occhi.
Il progetto nasce dai dipinti che hanno catturato il mio interesse e ripercorre cronologicamente uno spaccato di selezione di artisti della pittura tra il XV e il XIX secolo.
Ho analizzato la pittura perchè da sempre si è contraddistinta come l’arte maggiore, il dipinto ancora oggi conserva una fruibilità più naturale e immediata rispetto le altre arti visive, questo è dimostrato da chi, attraverso un processo mnemonico esperienziale, applica la combinazione della parola arte = pittura.
Ciò è reso possibile anche dalla forma con cui si presenta, perché essendo bidimensionale richiede una lettura frontale e quindi più immediata; una scultura per esempio ha bisogno di una lettura a tre dimensioni per essere percepita.
Il primo capitolo del progetto analizza A Sparrowhawk un’opera realizzata da Jacopo de’Barbari nel 1510s su tavola. Ho riprodotto l’opera stampata su legno nello stesso formato di quella originale e ho eliminato dalla scena il rapace, si viene a creare così “un’azione visiva” attraverso una ciclicità spazio tempo: lo sparviero è uscito dalla scena ma si attende il suo ritorno.
Completa l’installazione una gigantografia dell’opera oroginale di de’Barbari per evidenziarne macroscopicamente i dettagli e permettendo di vivere il dipinto all'interno dei particolari del segno dell'autore.