..di segnare non t’è mai importato più di tanto. Io lo so, forse ti conosco come nessun altro. Fosse per noi, staremmo sempre insieme a fare su e giù per il campo da gioco, non importa se davanti a ottantamila tifosi o tra la ruggine delle giostre abbandonate..
E io ti amavo, ti amo tuttora e forse sempre ti amerò; e avrei tanto voluto dirtelo, ma tu eri così distante nella tua gentilezza elargita indifferentemente al mondo intero. A volte penso che, dichiarandomi, avrei potuto salvarti, ma forse è solo il mio egoistico modo di sentirmi importante per te, pur non essendolo mai stata davvero.
L’azione catartica delle onde sonore, la riappropriazione delle proprie pulsioni ancestrali mentre la musica c’innesca il cervello sono epifanie fuggevoli e impossibili da descrivere a parole; per capire dovevi essere lì, bello. Intanto, nel dubbio, vai sul mio profilo Facebook e guardati il video che ho fatto.
Il foglio, immacolato, giaceva sulla scrivania. Penna in mano, attendeva la giusta ispirazione per disegnare il primo scarabocchio di quella lettera. Non uno scontato “cara Te”, ma uno di quegli esordi che sconquassino le viscere, rapiscano per la vita o facciano morire la lettura sul nascere.
Per cui niente, gli occhi catturano il post del simpaticone di turno: spesso una semplice frase, vergata in grassetto perché gli stronzi sanno fare bene il loro mestiere, che per i profani non vorrà dir nulla, ma che per voi rappresenterà il crollo della speranza in un futuro migliore, nonché della fiducia nel prossimo.
il rock, in quell’epoca, rappresentava un genere attuale, all’avanguardia non solo dal punto di vista prettamente musicale, ma anche sociale, mentre oggi sta inesorabilmente percorrendo il viale del tramonto e, più che nelle piazze (reali o virtuali che siano), avrebbe una migliore collocazione nei musei e nei mercatini d’antiquariato
Mia madre racconta che, una volta imparato a parlare (presto), attaccavo bottone anche con i sassi. Questa innata tendenza alla comunicazione - più o meno utile, più o meno di qualità – è rimasta viva nel corso degli anni e ha trovato una fedele alleata nella scrittura e nei libri.
Superata la classica parentesi della letteratura per ragazzi – necessaria quanto tuttora incompleta – il primo colpo di fulmine letterario è arrivato con Stephen King alle scuole medie: il battesimo a suon di rock, alla tenera età di sette anni, unito a precoci frequentazioni con Sir Conan Doyle e a una certa attrazione per mostri e dinosauri, non poteva che culminare nell’incontro con il Re del Terrore, cui farà seguito, in tempi più maturi, la predilezione per Edgar Allan Poe.
Trascorsa l’adolescenza a coltivare letture e ad ampliare i miei orizzonti musicali, il classico spartiacque post-liceo si è tradotto, è proprio il caso di dirlo, nella scelta delle lingue straniere come percorso accademico, fruttifero nelle esperienze quanto accidentato nella durata. Da qui ho maturato uno straccio di apertura mentale (o almeno si spera), insieme alla fobia delle traduzioni fatte male, che mi ha portato a scegliere con sempre maggiore frequenza, nei limiti del possibile, le opere da leggere nella loro versione in lingua originale. Cresce la bibliofilia galoppante e le mensole in cameretta si popolano di volumi che potrei non riuscire a leggere mai; a passo decisamente più lento, come un Salinger dei poveri che scribacchia a singhiozzo, vedono la luce bozze e tentativi pseudo-letterari che tornano nell’ombra dei cassetti della scrivania giusto un attimo dopo, adesso finiti chissà dove e diretti, a passo spedito, verso il Cimitero degli Scritti Mai Pubblicati.
All’amore per i viaggi della mente fa da complemento la progressiva passione per quelli fisici: inanello esperienze all’estero di vario tipo in paesi come Inghilterra, India, Turchia, Romania, Malta, Spagna e Repubblica Ceca, nella cui stupenda capitale mi trovo attualmente a vivere. Nel 2015, prima e per ora ultima volta nella mia pur giovane vita, vinco il concorso letterario nazionale “Come Alberi” con il racconto breve “Il parcheggio”. L’inaspettato esito positivo m’incoraggia, ma con moderazione, a cercare spazi e gente per cui scrivere; collaboro con il sito di media e cultura In Media Rex, con la posterzine/webzine Lahar Magazine e, a partire da ora, con il nostro Isit Magazine.
Nel punto in cui mi trovo attualmente sono: un parlante più o meno fluente d’italiano, inglese e spagnolo; un traduttore di testi e, quando mi riesce, di emozioni; un insegnante a tempo perso, e con tempo perso intendo quando riesco a ricordarmelo; un divoratore di pagine; uno scrittore in cerca della giusta vena; un procrastinatore impenitente; un inguaribile ottimista quando ragiono per microsistemi, un credente nella vita eterna molecolare sull’orlo del nichilismo (o un nichilista sull’orlo della fede nella vita eterna molecolare) quando invece rifletto sui macro-. L’ultima, giuro che provo a spiegarvela, se vi va di saperne di più.
1. Sono tuo, Lahar Magazine
2. Elegia per un amore mai nato, Lahar Magazine
3. Concerti al telefono #1 – il rapporto tra musica dal vivo e tecnologia tascabile, In Media Rex
4. Nero su Nero, Lahar Magazine
5. La maledizione degli Spoilera-scalette, In Media Rex
6. C’era davvero bisogno dei Greta Van Fleet?, In Media Rex