Chiara Ventura

[WHO]

Chiara Ventura (Verona, 19/06/1997) partendo da una formazione pittorica incentrata prima sul gesto pittorico come “gesticolare senza voce tra sé” poi sui concetti di interferenza e rumore legati all’immagine, analizza ora i comportamenti e le forme gestuali ad esso legate attraverso, principalmente, la pratica performativa, attenta agli aspetti minimali e semplici. Lavora attraverso molteplici forme espressive tra cui pittura, installazione, performance, ready made, incisione, video e web art.

[WHAT]

Esco (Maggio 2020)
Performance
Still da video
2’56”
Riprese: Leonardo Avesani
Montaggio: Chiara Ventura
Breve estratto del video https://www.youtube.com/watch?v=Bs2wyKXP-kQ
Courtesy l’artista

Cerco di uscire
dalla vergogna nel sentirmi anche bambina.
Salto ripetutamente finché non sono esausta, cerco di raggiungere il cielo.
Certo, proverei imbarazzo nel dirlo ad un adulto, nel dirlo con voce a me stessa.
E’ una causa persa in partenza, so a priori del mio fallimento, ma sento che da qualche parte dentro di me è possibile.
Non posso uscire di casa, ma posso uscire dai miei muri, gioco.

In questo momento collettivo dove uscire dalle proprie abitazioni è limitato e pericoloso, mi chiedo da quale Casa m’impossibilitavo ad uscire prima.
Esco dal mio appartamento e mi reco nel punto più alto del mio condominio, un terrazzo comune dove inizio a giocare. Ripeto un unico gesto semplice e infantile, salto ripetutamente e cerco di toccare il cielo. Mantengo sempre lo sguardo rivolto verso l’alto e quando sento di non riuscirvi più mi siedo, riposo.
Pongo lo spazio domestico come spazio normativo protetto e di comfort, metafora di una condizione mentale che è luogo di rifugio e distacco dal Bambino a cui non vogliamo badare. D’altronde quale bimbo vuole giocare dentro casa?
Pongo le mura che circondano uno spazio abitato come metafora di rigidità mentali che influiscono nella piena libertà di movimento. Esco da un perimetro fisico ed emotivo, oltrepasso i margini del giudizio, supero il confine adulto-bambino: Considero la mia bambina.

Automatismi: gesti del parlare(2020)Performance, 10 Gennaio 2020 presso Spazio Cordis (VR)
19’22”
Riprese: Sara Valbusa, Valentina Cavion
Montaggio: Chiara Ventura
Breve estratto del video https://www.youtube.com/watch?v=Vvjc0CKl_Sw&t=21s – Courtesy l’artista
Mi interessa capire il senso, che secondo me è profondo, di quei gesti ed atti tipici nel parlare in pubblico. Mi interessa indagare il comportamento fisico durante un discorso, perché esiste anch’esso ed è atto, è espressione. Mi interessa capire, in sostanza, il complesso meccanismo del linguaggio del corpo inconsapevole, istintivo, involontario, automatico, che rafforza a volte, altre indebolisce, altre arricchisce e connota le parole pronunciate con intenzione (con la consapevolezza di pronunciarle).
Durante un talk, per tutto il mio intervento, eseguo e sottolineo una serie di gesti-inconsapevoli-involontari-automatici tipici dell’atto del parlare in pubblico. Isolo ogni gesto, non li accavallo tra di loro, sottolineo e prendo coscienza di un gesto involontario alla volta.

Automatismi (2): sincronie di coppia (2020)
Video
3’17”
Riprese e Montaggio: Chiara Ventura
Video integrale: https://www.youtube.com/watch?v=O3ubDSXU9lQ
Courtesy l’artista

Nei tempi e movimenti automatici del doppio,
sincronicamente,
coincidono le coppie,
s’armonizzano,
raggiungono un accordo.

C’è qualcosa di autentico e che mi sfugge comprendere nella sincronizzazione automatica, inconsapevole, involontaria, tra le coppie che, camminando insieme, prendono lo stesso passo, ritmo, tempo.
Come avessero in mente la stessa canzone.
Mi chiedo se l’atto sincronico sia solo fisico e/o corrisponda a dati, presupposti, fatti emotivi taciti, espliciti, consapevoli o sconosciuti. Mi chiedo se sia solo una casualità o se esterni qualcosa di indicibile.
Realizzo un video della durata di 3 minuti (il tempo medio di un brano musicale oggi) in cui riprendo le persone che, camminando insieme, una accanto all’altra, in coppia, si sincronizzano, andando allo stesso ritmo, con lo stesso passo. Aggiungo al video il suono di un metronomo corrispondente al passo, ritmo di ogni coppia.

Distribuzione 1 (2020)
dalla serie “Distribuzioni”
Ready made
Catalogo curato da Elisabetta Nosadini per la mostra Corpo Limite a cura di Silvia Concari presso Spazio Codis (VR)
Courtesy l’artista

All’interno di una pagina bianca di ogni copia del catalogo di una mia mostra, inserisco un codice QR diverso. Scannerizzando il codice comparirà un pensiero (una domanda, un’idea, un’azione, una frase) relativo al mio lavoro, tratto da esso, sul piano dell’esistenza.
Ogni copia del catalogo è dunque unica e funge da oggetto distribuito e di distribuzione del pensiero.

PSICOPESO SESSANTACINQUE(2019)Performance
oggetto performativo: bilancia da peso
10h17’32”
Riprese e montaggio: Chiara Ventura
Foto: Marco Totè
Breve estratto del video https://www.youtube.com/watch?v=F2TWUFHbgRw&t=8s
Courtesy Spazio Corids

IL MIO PESO.ESSERE PESANTE.IL MIO PESO.LA SENSAZIONE DI ESSERE GRAVATA DI QUALCOSA DI PESANTE.IL MIO PESO.DIPENDERE.IL MIO PESO.INFLUIRE SUGLI EVENTI.IL MIO PESO.CARICO.IL MIO PESO.GRAVAME.IL MIO PESO.VINCOLO.IL MIO PESO.MOTIVO PER CUI PREOCCUPARMI.IL MIO PESO.AFFANNO.IL MIO PESO.RIPETIZIONE CONTINUA.IL MIO PESO.PENSIERO OSSESSIVO.IL MIO PESO.PREOCCUPAZIONE.IL MIO PESO.LIMITE RELAZIONALE.IL MIO PESO.LIMITE COMUNICATIVO.IL MIO PESO.ACCUMULO.IL MIO PESO.TARLO.IL MIO PESO.NERVOSO.IL MIO PESO.IL MIO PESO.
VERIFICO QUANTO PESO: 65KG.MI PESO DUNQUE SESSANTACINQUE VOLTE,OGNI SESSANTACINQUE MINUTI,PER SETTE GIORNI CONSECUTIVI ESTERNANDO UN’INTERFERENZA IN TUTTO QUELLO CHE FACCIO,INTERROMPENDO IL FLUIRE DI UN DISCORSO,DI UN ATTO,DI UN PENSIERO,PERCHE’ COSI’ E’…AL TERMINE DEI SETTE GIORNI SMETTO DI PESARMI.L’AZIONE TERMINERA’ SE E QUANDO MI PESERO’ NUOVAMENTE.

Mi metto all’angolo(2019)Performance
9’37”
Foto di Valentina Cavion (6.8) e Sara Valbusa (7)
Riprese: Leonardo Avesani, Andrea Bonetti
Montaggio: Chiara Ventura
Breve estratto del video https://www.youtube.com/watch?v=23hFiN-Iz2Y&t=17s
Courtesy l’artista

L’angolo come Condizione architettonica, formale e strutturale dello spazio esterno.
L’angolo come Condizione architettonica, psicofisica ed esistenziale dello spazio interno.
L’angolo mi posiziona socialmente.
Provo empatia estetica.
Trovo corrispondenza tra la Condizione architettonica dell’esterno e la Condizione architettonica del mio interno.
Mi metto all’angolo di spazi architettonici in cui trovo corrispondenza tra la struttura ad
angolo dello spazio ed il mio essere e sentirmi ad angolo, nell’angolo, all’angolo nello
spazio. Rimango in empatia estetica, finché non provo (ricevo) empatia umana.
L’azione è stata svolta 9 volte, in 9 luoghi diversi, comprendendo città e situazioni differenti.

Mi Ascolto(2019)
Performance
5’34”
Foto di Marco Totè (9) e Leonardo Avesani (10)
Riprese: Leonardo Avesani
Montaggio: Chiara Ventura
Breve estratto del video https://www.youtube.com/watch?v=ryCeAOfrJwA&t=14s
Courtesy l’artista

Kit per ascoltare sé stessi: stetofonendoscopio, cuffie antirumore, benda, fascia antirumore, sgabello portatile.
Con l’aiuto di uno stetofonendoscopio, che diventa nell’azione strumento di senso, mi Ascolto.
Ascolto solo il mio rumore interiore: i miei pensieri, il battito del mio cuore.
Elimino le interferenze che i rumori esterni potrebbero causare all’ascolto interiore costruendomi delle cuffie antirumore adatte alla forma dello stetofonendoscopio.
Elimino le interferenze che le mie percezioni visive danno alla mia percezione uditiva: bendandomi; tolgo all’occhio per riuscire a liberare completamente le orecchie.
Cerco di isolare la zona interessata allo stetofonendoscopio con una fascia elastica che respinge il rumore e stringe al petto lo strumento.
L’azione viene ripetuta in tutti i luoghi che, fino ad oggi, mi riportano a situazioni e/o persone dove/con cui non mi sono Ascoltata.
La durata dell’ascolto varia a seconda della mia resistenza.
Per ogni sessione d’ascolto scrivo nel punto in cui mi trovo l’orario d’inizio e di fine preceduto dal titolo del lavoro.
Ad oggi l’azione è stata ripetuta 6 volte, in 6 luoghi diversi, per un totale di 4h35’.

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